Un altro sì alla dorsale (nonostante il grande impatto ambientale di quest’opera-pacco)

Anche il tratto nord della Dorsale ha ricevuto il via libera da parte della Commissione di Verifica d’Impatto Ambientale del ministero dell’Ambiente. Dopo l’analogo parere al tratto sud, la decisione era attesa. Ed è arrivata, nonostante i vari procedimenti amministrativi appaiano fortemente viziati. Il programma di metanizzazione non è, infatti, stato sottoposto a Valutazione Ambientale Strategica, limitando così il dibattito, sostanzialmente annullandolo, su un tema tanto problematico. Abbiamo, invece, assistito all’attivazione di singole procedure di VIA (una Valutazione d’Impatto Ambientale per ogni opera), ad un vero e proprio “effetto spezzatino”, quel famoso spezzettamento avversato dalla normativa europea ma ampiamente praticato in Italia. Il risultato è che non è stato possibile valutare l’impatto cumulativo dell’insieme di infrastrutture incluse nella metanizzazione.
Inoltre, oggi la stampa sarda preannuncia l’arrivo, a stretto giro, del decreto congiunto del Ministro dell’Ambiente e di quello dei Beni Culturali per il tratto Sud, praticamente l’atto finale del procedimento di VIA. In questo momento l’attenzione è dunque rivolta verso il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, che potrebbe richiedere un supplemento d’indagine sul metanodotto, e sull’Analisi Costi-Benefici che il governo si è impegnato a redigere (a dimostrazione del fatto che quella presentata dalla proponente era carente). Al di là di analisi e approfondimenti vari, possiamo dire che se il governo fosse “green” o attento all’ambiente,non solo a parole, dovrebbe bloccare subito questo progetto. Vorremmo sbagliarci, ma l’impressione è che anche questa nuova analisi costi benefici di Toninelliana memoria sia fumo negli occhi.

In attesa di consultare il parere, ribadiamo quanto detto finora: la realizzazione di questa infrastruttura, al pari delle altre incluse nel programma, comporterà pesanti impatti di tipo ambientale (checché ne dica l’assessore Gianni Lampis), sanitario ed economico. Si va dalla perdita e manomissione del suolo, tagli di migliaia di alberi (5000 solo nel tratto nord), colture arboree (uliveti, vitigni) e ortive. Saranno centinaia le aziende che vedranno le loro proprietà distrutte dai cantieri. Le proprietà attraversate contrarranno la cosiddetta servitù di metanodotto, per effetto della quale non potranno essere piantati alberi ad alto fusto, non sarà possibile effettuare lavorazioni della terra in profondità e sarà vietato costruire. Pertanto, alla realizzazione del metanodotto risulta associata anche una perdita di valore dei terreni.

Questi sono solo alcuni dei problemi associati all’opera. Dovremmo, poi, citare le interferenze del metanodotto con la circolazione delle acque superficiali e profonde. Si fa anche notare che il tracciato del metanodotto coinvolge in maniera massiccia zone caratterizzate da aree a pericolosità idrogeologica (frane e alluvioni) media, elevata e molto elevata. Sono, in tutto, oltre 500 i fiumi, torrenti e fossi verranno attraversati con opere di scavo in sotterraneo e in alcuni casi con scavi di superficie, entrambe le tipologie necessitano anche di altri interventi di sistemazione idraulica, l’insieme delle opere tendenzialmente aggraveranno il danno in concomitanza di eventi meteo-climatici importanti.

Gli impatti ambientali sono davvero tanti, pertanto ci limitiamo a richiamarne solo un altro: il fatto, cioè, che il metano venga presentato come vettore della transizione energetica quando, invece, sappiamo benissimo che la nostra possibilità di contenere il riscaldamento globale passa dalla messa al bando di tutti i combustibili fossili, gas naturale compreso. Questo aspetto, forse più di altri, svela quanto i governanti siano green a parole ma non nei fatti.

Come abbiamo ricordato a più riprese, oltre a creare danni, il grande gioco della metanizzazione è una beffa. E non tanto perché l’Arera si rifiuta di equiparare le tariffe sarde a quelle del Continente. Il problema è che mentre tutti gli altri vanno in direzione dell’elettrificazione dei consumi (è questo l’indirizzo dei più recenti atti di programmazione adottati dal governo, vedi SEN 2017 e PNIEC), in Sardegna dovremmo, al contrario, bruciare gas, spendendo di più (anche nel caso di prezzo equiparato)!

Insomma, ci sono tante ragioni per ribadire un forte e netto No alla metanizzazione. Ecco perché, come Comitato No Metano, chiediamo un sempre maggiore coinvolgimento della popolazione al fine di organizzare incontri d’informazione, ottenere dalle proprie amministrazioni comunali l’approvazione di una delibera contraria alla metanizzazione sul modello di quella proposta dal Comitato No Metano, Isde-Medici per l’Ambiente Sardegna e Fridays for Future – Sardegna. Solo insieme potremo bloccare questo scellerato piano.

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