Avanti insieme contro la metanizzazione

Il parere favorevole della Commissione tecnica per la Valutazione d’Impatto Ambientale al tratto sud del metanodotto ha un sapore amaro, ma non ci stupisce. Non è certo la prima volta che un’opera inutile e impattante riceve il via libera dalla Commissione.
A onor del vero occorre precisare che questo parere non è né incontrovertibile né definitivo, ma è del tutto chiaro che Snam e Società Gasdotti Italia hanno riportato una prima vittoria.
Ora la palla passa alla politica. Prima si dovrà esprimere il Ministero dei Beni Culturali (parere vincolante), successivamente spetterà al Ministero dell’Ambiente dire l’ultima parola tramite decreto. Una possibilità (remota) è che il progetto venga sottoposto ad ulteriori verifiche (qualora il parere della Commissione non convinca l’Ufficio tecnico del Ministro), un’altra possibilità (ancora più remota) è che il progetto non venga accolto per manifesta incongruenza con gli indirizzi del governo in campo energetico. In altri termini, ora la politica dovrà scoprire le carte.

Ma noi non nutriamo fiducia in un ribaltamento della decisione della Commissione tecnica da parte dei politici. Piuttosto, ci attendiamo la definitiva benedizione del metanodotto, nonostante i vari Conte, Di Maio e Zingaretti non perdano occasione di elogiare i ragazzi del Fridays for future, sostenendo di volersi impegnare per tradurre le loro richieste di cambiamento in soluzioni. Ebbene, come più volte affermato dagli scienziati, il metano non è la soluzione ai problemi climatici, perché non consente una sufficiente riduzione delle emissioni di CO2 e perché è esso stesso un potente gas climalterante. Per essere coerente, la politica dovrebbe bocciare in toto il programma di metanizzazione e dare l’input per trasformare la Sardegna in una terra efficiente sul piano energetico ed alimentata da rinnovabili nell’ottica di una generazione distribuita e decentralizzata. Solo in questo modo è possibile associare il rispetto dell’ambiente a reali vantaggi economici.

Ma è fin troppo semplice ipotizzare che questo non avverrà.
Non ci sfugge che la metanizzazione della Sardegna è soprattutto un affare di Stato. Innanzitutto, va detto che Cassa Depositi e Prestiti (che a sua volta è una controllata del Ministero dell’Economia) è, con quasi il 30%, il primo azionista della SNAM. La grande capacità di stoccaggio del gas prevista in Sardegna (attraverso i depositi costieri) e il nuovo metanodotto sottomarino annunciato da Solinas hanno soprattutto la funzione di riposizionare l’Italia nel mercato europeo e di rinforzare i legami commerciali con i paesi produttori di gas. L’arrivo del gas, in altre parole, non farà altro che intensificare il ruolo di piattaforma energetica già assunto della Sardegna, determinando un ritardo epocale. E questa è davvero una grande ingiustizia, perché in Sardegna esistono tutte le condizioni per avviarsi verso un modello energetico alternativo.

Noi potremmo anche lanciare un appello alla politica, chiedendo di bloccare tutto e di dare corso ad un momento di discussione e confronto collettivo. Ma preferiamo rivolgerci a tutti i sardi e a tutti coloro che si battono per costruire un futuro migliore. È, infatti, arrivato il momento in cui ognuno, con i propri mezzi e secondo le proprie possibilità, contribuisca attivamente a contrastare il programma di metanizzazione attraverso un’opposizione matura. Come? Dando massima diffusione ai contenuti del Comitato e degli altri gruppi che affrontano questo argomento, liberandosi da quelle false narrazioni che vedono associati al metano vantaggi sul piano ambientale ed economico, promuovendo momenti di informazione e di confronto all’interno delle comunità, fondando un comitato nel proprio paese, promuovendo presso gli amministratori comunali l’adozione di atti concreti contro la metanizzazione. Questo e molto altro occorre fare da oggi. In gioco c’è il futuro della nostra terra, in gioco c’è il nostro futuro.

Comitato No Metano Sardegna

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