Ma il metano ci conviene?

Al contrario di quanto vogliono farci credere, la risposta a questa domanda non è affatto scontata.

Innanzitutto, non c’è chiarezza sul prezzo del gas che dovrebbe sbarcare in Sardegna. Lo si evince dalle carte depositate dalla Snam nel procedimento di Valutazione d’impatto ambientale in corso al Ministero dell’Ambiente. Quando affronta il tema “prezzo del gas”, la Snam considera, infatti, due ipotesi:

a) “un prezzo del gas naturale a mercato calcolato a partire dal prezzo del GNL registrato in Spagna a fine del 2016, maggiorato degli oneri sostenuti per raggiungere la Sardegna ed essere immesso in rete (reloading, shipping e rigassificazione, del margine di commercializzazione, della logistica – trasporto e distribuzione -, nonché della fiscalità)”;

b) “un prezzo del gas naturale pari al valore medio rilevato sul territorio nazionale, come pubblicato dall’Autorità per l’energia elettrica il gas e il sistema idrico, relativamente al IV Trimestre 2016.

In tale scenario si è ipotizzato che i costi della filiera non coperti da tale prezzo siano recuperati attraverso il sistema gas nazionale”

Due ipotesi differenti, dunque. Ma accomunate dal fatto che il GNL determina un aumento dei prezzi (per effetto di tutte le lavorazioni di cui ha bisogno e dei costi associati al trasporto). Non solo: è anche chiaro che non è definita la catena che fissa il prezzo del gas liquefatto. In ogni caso, è chiaro che i maggiori costi generati dal GNL dovranno essere sostenuti dagli utenti del sistema del gas. Siamo, dunque, in presenza di un investimento la cui redditività può essere garantita solo attraverso i maggiori costi sostenuti dagli utenti del sistema. In un’ipotesi si pensa addirittura di scaricare questi maggiori costi sui sardi. Una beffa doppia, se si considera che potremmo tranquillamente fare a meno di questo gas!

La questione è nota anche gli operatori del settore. Non a caso, secondo notizie

diffuse a mezzo stampa, l’Eni si è resa disponibile a fornire per due anni al mercato sardo

GNL a un prezzo in linea a quello del gas italiano ( a patto che un nuovo deposito con rigassificatore annesso sorga nell’area industriale di Porto Torres). Dopo cosa accadrà? Quella dell’Eni è una proposta da impacchettare insieme a tutto il programma di metanizzazione (metanodotto, depositi costieri e rigassificatori) e da rispedire al mittente.

Non c’è solo questo. Infatti, nel corso degli ultimi 3 anni – trainato dall’aumento del prezzo del petrolio e dalla crescente domanda dei paesi asiatici, Cina in testa – il prezzo del GNL ha fatto registrare costanti aumenti in tutto il mondo. E gli analisti pensano che andrà avanti così ancora a lungo.

Ad esempio, se all’inizio del 2015 il prezzo del GNL in Spagna (indicato come mercato di riferimento dalla Snam) era di $ 6,55 / MMBtu, attualmente (agosto 2018) ammonta a $ 8,25 (Fonte: US GOV. FERC ). Un rincaro del 26%!!! A cui poi vanno aggiunti i costi per il trasporto e la rigassificazione. Un aspetto, questo, negativo anche su un altro piano: in genere, è l’aumento dei prezzi innescato dall’aumento della domanda a portare le compagnie dell’oil & gas ad effettuare nuove trivellazioni. E chi ci dice che prima o poi non toccherà a noi?

Si dà il caso che gli estensori del Pears (Piano energetico ambientale regionale sardo) abbiano calcolato la (presunta) convenienza del gas sulla base delle quotazioni di fine 2014 – inizio 2015, quando, cioè, i prezzi del GNL erano molto bassi (complice anche il petrolio ai minimi storici).

Ragion per cui le valutazioni del Pears (e di tutti quegli altri documenti relativi alle analisi costi-benefici che non vengono divulgati) sono oggi del tutto superate. Ma i nostri politici continuano a ragionare sulla base di quelle valutazioni. D’altra parte è noto: gli assessori all’Industria della Sardegna difficilmente brillano per lungimiranza…

Insomma, la Regione sembra essere atterrata in un pantano. La grande confusione che accompagna il progetto di metanizzazione sin dalla nascita è visibile anche in un altro passaggio del Pears.

Secondo la Regione, per calmierare il prezzo del gas “sarebbe necessaria una deroga alla normativa europea dell’Essential facility, che prevede l’accesso a terzi a infrastrutture ritenute essenziali” (il caso dei depositi costieri di GNL e dei rigassificatori). Dal punto di vista dell’Europa, l’Essential facility è una norma imprenscindibile per garantire la concorrenza, “ma – sostiene la Regione nel Pears – per trovare appetibile l’opzione dei depositi costieri un investitore dovrebbe necessariamente auspicare una deroga alla regola”.

Parafrasando, “no accesso a terzi, sì a posizioni dominanti” (un oligopolio, un cartello, come esige la tradizione sarda). ‘Conscia’ del fatto che l’appetito vien mangiando (e che le cronache sarde sono piene di esempi di cartelli che applicano condotte scorrette: si va dal caso del gpl al mercato dell’energia), la Regione invoca dunque “un meccanismo per la tutela dei clienti più deboli (famiglie e piccole imprese), che oggi non esiste”, ricorda sempre la Regione.

“L’alternativa – continua la Regione – sarebbe quella di prevedere in una logica di mercato un regime di accesso a terzi ai depositi costieri che però, a fronte di una effettiva concorrenza non garantita a priori, potrebbe far calare l’interesse da parte degli investitori che, dovendo concorrere con altri operatori per un mercato relativamente piccolo, potrebbero non trovare conveniente l’investimento sull’infrastruttura”.

Insomma, un pasticciaccio in cui si cerca di salvare il profitto dei player del GNL e quei poveri diavoli di utenti, tutto a suon di deroghe, che difficilmente verranno concesse.

Quando si parla di gas bisogna anche considerare gli oneri (aggiuntivi rispetto al costo della materia prima, aumentata dell’8,2% rispetto allo scorso aprile e data nuovamente in rialzo) che vengono corrisposti dagli utenti. Il prezzo finale del gas è formato essenzialmente da quattro voci (commercializzazione al dettaglio, spesa per il trasporto e la gestione del contatore, spesa per gli oneri di sistema e imposte) che rappresentano oltre il 65% del costo della bolletta (Fonte: ARERA).

Ora, se consideriamo 350 mln di metri cubi di gas all’anno in transito nel metanodotto sardo, scopriamo che gli utenti del gas pagheranno 175 milioni di euro l’anno di oneri accessori rispetto al costo della materia prima.

Preoccupano, poi, gli altri incentivi riconosciuti al sistema depositi-rigassificatori. Nel solo 2015, stando alle stime dell’Autorità per l’Energia elettrica il Gas e il Sistema idrico, il solo rigassificatore Olt LNG Toscana di Livorno, con capacità di stoccaggio di 137.000 mc di GNL, ha ottenuto 83 milioni di euro di incentivi legati al Fattore Garanzia, un contributo che copre anche i mancati ricavi, vale a dire i periodi in cui il rigassificatore non ha rifornito la rete. Stimando, in 80.000 mc la capacità di stoccaggio di GNL che sarà installa in Sardegna, si può prevedere in circa 50 milioni di euro/anno gli oneri connessi ai depositi-rigassificatori sardi.

Ci sono anche altre spese che gli utenti sardi dovranno sostenere: quelle relative all’allaccio alla rete: tubazioni interne alle abitazioni ed esterne. Si tratta di un aspetto non secondario, visto che la quasi totalità delle abitazioni sarde dovranno essere collegate ex novo alla rete del gas e dotarsi di idonei impianti interni..L’effetto è prevedibile :in tanti preferiranno continuare con la solita bombola (altra ragione per cui le stime del consumo di gas effettuate dalla Regione sono inadeguate).

In conclusione, va detto che a noi non interessa minimamente difendere le ragioni dei produttori e degli imbottigliatori di Gpl: anche loro, come i signori del gas, fanno parte di quel passato che noi vogliamo superare.

Al contrario, noi vogliamo dimostrare che sia sul piano economico sia su quello dell’ecologia (e attenzione: questi due livelli non vanno mai considerati separatamente), un sistema basato sulle rinnovabili (con priorità agli impianti di piccola taglia) e l’elettrificazione dei consumi (parliamo di energia termica) è oggi maturo, competitivo sul piano economico e vantaggioso da un punto di vista ambientale. I primi riscontri della comparazione tra gas e fonti rinnovabili sono incoraggianti, ma serve la volontà della politica – anche attraverso un adeguato sistema di incentivi – affinché un nuovo modello possa diffondersi.

Diversamente, puntando sul gas, continueremo ad alimentare la nostra dipendenza da un modello di economia lineare caratterizzato dallo sfruttamento intensivo e non sostenibile del nostro pianeta. E della nostra Sardegna.

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